Copertina

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Uno sguardo insolito, realistico e poetico sulla scuola. Punti di vista, ricordi, interventi, di personaggi della cultura, dello spettacolo, della politica raccolti da una giornalista e scrittrice. Da Dacia Maraini a Roberto Vecchioni, da Paolo Crepet a Chiara Gamberale, da Margherita Hack a Cristina Comencini, da Domenico Starnone a Marco Lodoli: tutti svelano i loro sogni e, talvolta, i loro veleni.

martedì 30 settembre 2008

Università al Sum di Palazzo Strozzi

FIRENZE - Tempi molto difficili per l’Ateneo della nostra città: sono stati ridotti del 30 per cento i corsi di laurea e i dottorati della ricerca, si profila il blocco delle assunzioni insieme ai pensionamenti, rischiano 14 dipartimenti universitari sotto la soglia dei 18 docenti. Alcuni verranno accorpati per risparmiare personale.
Il bilancio dell’università è di 531 milioni di euro, il fondo di finanziamento ordinario del 2007 è stato di 251 milioni di euro. Per pagare i docenti se ne vanno 195 milioni. E le tasse agli studenti non possono essere aumentate. Neanche la vendita di parte del patrimonio immobiliare è servita a risolvere la crisi :Villa Favard e il complesso delle Montalve sono soltanto le ultime dolorose perdite. Inoltre nell’ultimo consiglio di amministrazione il rettore Augusto Marinelli ha detto che, se non cambierà qualcosa, nel 2010 l’università di Firenze non sarà più in grado di pagare tutti gli stipendi perché la spesa complessiva per il personale supererà di circa otto punti il fondo di finanziamento ordinario, cioè i soldi che arrivano da Roma per far funzionare l’ateneo. Come uscire dalla crisi? Ieri mattina un interessante incontro di esperti nell’Istituto Italiano di Scienze Umane, a Palazzo Strozzi: Paolo De Ioanna, Gilberto Muraro e Nicola Sartor si sono confrontati su questo tema. Al centro del dibattito il metodo della “spending review”, ovvero come programmare e razionalizzare la spesa per l’Università.
“L’università italiana- hanno affermato gli esperti- ha attraversato negli ultimi 15 anni un profondo cambiamento, le cui tappe più significative sono state l’attribuzione dell’autonomia finanziaria, il decentramento dei concorsi, la riforma degli ordinamenti didattici. Alcuni risultati sono stati positivi ma molti altri aspetti appaiono critici”.
Tra gli aspetti negativi gli esperti hanno ricordato, solo per citarne alcuni, la proliferazione dei corsi di laurea triennale e specialistica, non sempre rispondenti ai bisogni della società e del sistema produttivo, il rapporto docenti/studenti inadeguato, gli scarsi servizi accessori (mensa, alloggi) messi a disposizione degli studenti fuori sede, i meccanismi concorsuali inefficienti, che non sempre hanno premiato la qualità dei candidati.
Dopo l’attenta e accurata analisi sui cambiamenti dell’università italiana ecco alcune conclusioni formulate dagli esperti: gli Atenei devono subire le conseguenze finanziarie delle proprie decisioni autonome ma non sopportare i costi di decisioni assunte dall’esterno, il finanziamento dell’edilizia va garantito su base almeno triennale, gli atenei devono poter aumentare le tasse universitarie, con vincolo di destinazione di almeno il 50% dei maggiori introiti ai servizi agli studenti e alle borse di studio per i meritevoli, le decisioni di spesa in materia di personale devono essere assunte con una valutazione realistica dei costi futuri, che tenga conto della crescita delle retribuzioni nel tempo per aumenti automatici e sviluppi di carriera.
Inoltre hanno suggerito di definire meglio il rapporto Stato-Regioni e di garantire il diritto allo studio agli studenti meritevoli. “Oltre a garantire i diritti dei singoli- hanno sottolineato gli esperti- ciò aumenterebbe la mobilità studentesca e stimolerebbe la concorrenza tra atenei, infondendo maggiore efficienza ed efficacia all’intero sistema universitario italiano”.
Di Vincenza Fanizza