Copertina

Copertina
Uno sguardo insolito, realistico e poetico sulla scuola. Punti di vista, ricordi, interventi, di personaggi della cultura, dello spettacolo, della politica raccolti da una giornalista e scrittrice. Da Dacia Maraini a Roberto Vecchioni, da Paolo Crepet a Chiara Gamberale, da Margherita Hack a Cristina Comencini, da Domenico Starnone a Marco Lodoli: tutti svelano i loro sogni e, talvolta, i loro veleni.

giovedì 22 novembre 2007

Le loro scelte di campo

Niente ideologia, ma vestiti e musica
i ragazzi si schierano così


Diciamolo francamente: ai ragazzi delle nostre scuole la politica non interessa affatto. La trovano noiosa, incomprensibile, lontanissima dai loro problemi e dai loro desideri. Faticano addirittura a comprendere quali siano gli schieramenti.
Chi sta a destra e chi a sinistra e cosa significa destra e sinistra. Spesso mi capita di dover rispondere a domande assurde, del tipo: “Ma Berlusconi è fascista o comunista?”
I telegiornali sono dispacci dalla luna, le crisi di governo guazzabugli inspiegabili, e i politici sembrano tutti uguali, persi dentro un linguaggio che i ragazzi non riescono a tradurre. Per questo non c’è da meravigliarsi se le elezioni scolastiche vengono percepite come qualcosa di assolutamente estraneo alle antiche logiche politiche.
Si protesta contro un termosifone rotto, contro un rincaro delle pizzette, magari contro gli esami a settembre, minaccia insopportabile. I grandi temi faticano ad entrare a scuola: l’apocalisse ambientale, la guerra in Irak, la globalizzazione sono faccende che finiscono dentro i temi in classe, compiti da svolgere, ma non mi pare che facciano veramente breccia nella cittadella delle loro preoccupazioni. Solo il problema dell’immigrazione coinvolge tutti quanti: i più soprattutto nelle periferie, temono ogni extracomunitario e, se potessero, rimanderebbero al loro paese rumeni, cinesi, marocchini, senza farsi troppi scrupoli di coscienza e senza neppure sapere di preciso dove si trova quel loro paese.
Detto questo, appurato che la politica così come la intendono gli adulti, alta e bassa, nobile o cialtrona, non sfiora minimamente la fantasia di un sedicenne, bisogna però riconoscere che gli schieramenti esistono, anche se sono fondati su ben altre questioni. Quelli di sinistra non sono i lettori di Gramsci, quelli di destra ignorano Gentile o Ezra Pound, però esteticamente, antropologicamente, esistenzialmente si percepiscono diversi, e non si sbagliano mai. Le zecche, che poi sarebbero i compagni, sono quelli con i capelli lunghi e spettinati, con le catene agganciate alla cintura, quelli che ascoltano rock duro o raparrabbiato, che vanno in giro coi pantaloni bracaloni e l’aria un po’ rintronata. I fasci sono invece quelli rasati quasi a zero, che frequentano le curve degli stadi, che vanno in discoteca e in palestra, che ascoltano la tecno e seguono la moda. La politica non viene fuori tanto dai ragionamenti, sempre un po’ confusi e contraddittori, quando da un modo di essere, di vestirsi, di stare con gli altri. In qualche modo è una scelta di campo sincera che passa attraverso il corpo e le azioni piuttosto che la mente e le ideologie. Il voto alle elezioni scolastiche diventa perciò una cosa secondaria, da non prendere troppo sul serio. Chi sarà eletto dovrà comunque entrare in un certo tipo di linguaggio, arrendersi agli adulti. Lo scontro vero non si gioca di certo su una preferenza a una lista, ma sulla vita di tutti i giorni, musica e scarpe, locali da frequentare e maglie da indossare. Riguarda un modo da stare al mondo che va ben oltre i programmi politici. I ragazzi percepiscono solo l’energia che sta nelle cose, nelle scelte, nella vita. Chi ha da offrire più energia vince, chi è fiacco e fasullo perde: e in fondo è sempre stato così. Ma forse l’aspetto più triste è che oggi la fonte di energia maggiore, quella che conquista la maggioranza dei ragazzi, né di destra né di sinistra, è la televisione che hanno in cameretta. E’ una centrale atomica, la lampada magica, la cornucopia. Da lì esce la vera politica, a volte sfacciata, a volte subdola. Quella è la pietra angolare del loro mondo.

Di Marco Lodoli
Da “La Repubblica”, sabato 17 novembre 2007

lunedì 19 novembre 2007

Giornata Mondiale degli Studenti

FIRENZE- “La conoscenza non è un codice a barre”.
E’ piena di ribellione e ricca di senso critico e di affascinanti ideali la manifestazione di protesta degli studenti medi e universitari che, ieri mattina, 17 novembre, sono scesi in piazza nella nostra città, come in tante altre città italiane e in tutto il mondo, per la “Giornata Mondiale degli Studenti”, un appuntamento ormai annuale, lanciato al Social Forum Mondiale di Bombay del 2004 dalle delegazioni studentesche di tutto il mondo.
La manifestazione fiorentina, organizzata da numerose sigle ( “Unione degli Studenti”, “Studenti di Sinistra”, “Sinistra Universitaria”, “Rete dei Collettivi Medi”, “Giovani Comunisti”, FGCI, SD), partita alle 9 da Piazza Indipendenza, dopo aver attraversato alcune vie del centro storico, si è conclusa a Piazza SS. Annunziata con una assemblea pubblica.
“Ci raccontano continuamente che la conoscenza è un prodotto come gli altri- spiega un manifestante- che può essere imprigionato dietro un codice a barre, venduto, comprato, ma non diffuso liberamente. Ci vogliono inquadrati, obbedienti, flessibili di fronte alle rigide regole del mercato. Vogliono abituarci a credere che la competizione sia l’unico tipo di relazione possibile tra di noi, che la lotta ‘tutti contro tutti’ sia il giusto modo di vivere nella giungla della precarietà”.
“Sogniamo una scuola decisa da chi ci vive- dichiara Valentina dei “Giovani del Socialismo Rivoluzionario”- aperta al mondo, solidale per imparare a lottare insieme contro le prepotenze, libera perché a scuola passiamo una buona parte della nostra giornata e vogliamo vestirci, incontrarci, comunicare, esprimerci come vogliamo”.
“Crediamo in un’università pubblica- afferma Francesco Epifani degli “Studenti di Sinistra”- in cui la programmazione didattica venga decisa soltanto in base alle esigenze formative degli studenti e la ricerca sia svincolata da qualunque ingerenza esterna”.
“La scuola pubblica italiana sta vivendo delle grosse difficoltà- sottolinea Bernardo Croci, coordinatore FGCI Toscana- Valori quali libertà, antifascismo, laicità, rispetto delle differenze e antirazzismo non trovano più la dovuta centralità nei processi formativi. Le risorse, poi, diminuiscono sempre”.
“Alla carenza strutturale di investimenti- precisa Giacomo, studente universitario di Scienze Politiche, dei Giovani Comunisti- si aggiungono le innumerevoli difficoltà ‘di accesso’ ( alla casa, ai trasporti, alla cultura) che caratterizzano il percorso di ogni studente. Tutto ciò trasforma la scuola e le università in palestre di addestramento a un futuro fatto di precarietà e subordinazione in una società classista”.
Arriva, poi, una difesa accalorata del Ministro Fioroni da Corinna Pugi, una studentessa del Liceo scientifico Rodolico e responsabile degli Studenti Medi della Sinistra Giovanile: “Molti contestano le sue riforme, io invece, come tanti altri studenti, mi rendo conto che da parte di Fioroni c’è un grande impegno per restituire dignità e serietà alla scuola”.

Di Vincenza Fanizza

Da “Il Corriere di Firenze”, domenica 18 novembre 2007

mercoledì 7 novembre 2007

Sigillo della pace

FIRENZE-“Nonostante tutto, il cinema resta il linguaggio universale in cui esprimere la voglia di Pace che anima ovunque le donne. Sono convinta che il linguaggio delle immagini sia sicuramente uno dei modi più efficaci per riflettere su temi quali razzismo, la guerra, l’oppressione sessuale, le discriminazioni, le grandi migrazioni epocali, soprattutto in una città come Firenze, dove ci impegniamo continuamente per costruire il dialogo e l’apertura verso le altre culture”.
Così Daniela Lastri, assessore all’Istruzione e alle Pari Opportunità del Comune di Firenze, martedì 6 novembre, nel Salone de’Duecento, rivolta agli studenti di molte scuole superiori della nostra città che hanno assistito alla cerimonia del Premio “Sigillo della Pace”, conferito alle registe Djamila Sahraoui, algerina, e a Liana Badr, palestinese.
Il Sigillo della Pace, giunto, quest’anno, alla decima edizione, è stato istituito nel 1998 per iniziativa dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Firenze in collaborazione con l’Associazione Laboratorio Immagine Donna nell’ambito del Festival Internazionale di Cinema e Donne ma è una antica onorificenza della Repubblica Fiorentina che risale al 15° secolo.
“A ben guardare, una regista dopo l’altra, dieci anni di storia e dodici Sigilli- ha sottolineato Paola Paoli del Laboratorio Immagine Donna- assegnati tra Europa, Asia, Africa, Stati Uniti e Canada, senza dimenticare la Georgia ex sovietica, si può osservare come sia cambiata, in poco tempo, la mappa del cinema delle registe. E con essa, il linguaggio, le storie, la cittadinanza e la politica”.
Sempre martedì 6 novembre, alle 21, al Cinema Gambrinus, in via Brunelleschi, 1, serata di apertura de “Il Futuro della Memoria”, la XXIX edizione del Festival Internazionale di Cinema e Donne, con la proiezione dei film più significativi delle registe premiate con il Sigillo della Pace: “Le porte sono aperte, qualche volta” di Liana Badr e “Barakat” di Djamila Sahraoui.

di Vincenza Fanizza