Copertina

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Uno sguardo insolito, realistico e poetico sulla scuola. Punti di vista, ricordi, interventi, di personaggi della cultura, dello spettacolo, della politica raccolti da una giornalista e scrittrice. Da Dacia Maraini a Roberto Vecchioni, da Paolo Crepet a Chiara Gamberale, da Margherita Hack a Cristina Comencini, da Domenico Starnone a Marco Lodoli: tutti svelano i loro sogni e, talvolta, i loro veleni.

martedì 18 dicembre 2007

Nei temi in classe, la scuola sognata dai ragazzi

Ogni tanto, un raggio di luce. In una scuola media di San Giuseppe Vesuviano due professoresse hanno promosso fra gli allievi un concorso per descrivere la scuola ideale. E si fanno, leggendo i compiti, belle scoperte. Si scopre intanto che i giovani hanno una gran voglia di andare a scuola, e vorrebbero starci di più, non solo (dicono) per imparare e per prepararsi ai cimenti della vita, magari anche, scrive uno, per avere qualche successo; ma per mangiare, per dormire, oltre che per discorrere fra loro e coi professori, come nell’agorà dei greci: purché la scuola fosse bella, dotata di laboratori e palestre e biblioteche; e coi muri puliti!
“Non è un sogno” scrive Ambrosio, prima media: quasi commovente “ma la scuola che io vorrei l’ho vista da vicino, quando sono andata in Germania da mia nonna. Ero molto piccolo, ma riesco a ricordare qualche cosa. L’edificio scolastico era lontano dalle fabbriche, tutto attorno c’erano prati e molto verde... Spero tanto che il nostro sindaco prenda esempio”. Carmen vorrebbe anche la palestra per la ginnastica artistica, e “nei corridoi dovrebbero esserci gli armadietti, come nelle scuole americane, così non saremmo costretti a portare sulle spalle tutti quei libri e potremmo semplicemente lasciarli a scuola”.
Sono convincenti i consigli pratici. I ragazzi conoscono la materia. Pasqualina sembra addirittura un’architetta, sogna una scuola “grandissima di quattro piani: al primo piano ci dovrebbe essere un ingresso a tre porte, quattro bagni, due per i professori, due per gli alunni, un teatro un po’ più grande di quello che abbiamo...”. E il rapporto con i professori? Lei lo spera “simpatico, scherzoso ma anche abbastanza serio”.
Quel che più sorprende, e quasi intenerisce, è il desiderio di un ambiente bello, di alberi e prati, e di pulizia, e di colori: “Ogni alunno del primo anno” secondo Massimiliano “dovrebbe portare un grembiule di colore nero, il secondo rosso, il terzo verde, il quarto blu, il quinto giallo, il sesto d’argento, il settimo arancione e l’ultimo bianco”.
La scuola ideale, come in Germania, come in America: che dolore che non sappiamo dargliela. “La maggior parte delle aule è in uno stato squallido” sospira Pasquale “Ci sono crepe dappertutto e i banchi sono tutti rotti”. Per concludere citerò Assunta, voce della saggezza: “A una scuola ideale devono corrispondere alunni ideali, e io mi accontento di poco, cioè che devono avere buona educazione”.

di Piero Ottone da “Il Venerdì di Repubblica”, numero 1030, 14 dicembre 2007

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