Copertina
sabato 21 marzo 2009
Prendete un libro
Prendete un libro. Fatto? No, non l’avete preso. Non l’avete preso tutto: un libro è qualcosa che vi sfugge e vi supera di continuo, tanto è esteso nello spazio e nel tempo.
Nello spazio perché i libri attraversano il mondo più velocemente di noi e dei nostri pensieri. Nel tempo perché la giostra degli anni ha per loro una antica e ben nota clemenza. E’ il caso dell’Haggadah di Sarajevo, un piccolo ma importantissimo volume della tradizione ebraica che narra l’esodo dall’Egitto e che nasconde nelle pieghe della sua rilegatura seicento anni di storia.
Nasce in Spagna nel XIV secolo, ed è il frutto incandescente di una ribellione al dettato biblico che impone agli ebrei di non raffigurare la divinità attraverso le immagini.
Nel caso dell’Haggadah le immagini servono a facilitare l’uso conviviale e familiare, il passaggio tra le generazioni. E a salvare il libro stesso, affidandogli un carico di sconvolgente bellezza in grado di commuovere i peggiori inquisitori.
Che differenza c’è tra le persone di carne e quelle persone di carta che sono i libri? Prendete l’Haggadah: è un libro vivo e pulsante, un superstite delle peggiori tragedie. Fu salvato dall’odio nazista nel 1941 e poi, mezzo secolo dopo, dalle bombe dei serbi su Sarajevo. In quella città martoriata, gli angeli custodi del libro sono due bibliotecari musulmani, e questo la dice lunga sul valore interculturale e invincibilmente umano di tutti i libri, di tutti i colori e lingue del mondo.
I libri sono posti dove le persone si incontrano e si confrontano, luoghi immateriali fatti di parole e scie di parole che attraversano il pianeta senza fermarsi.
In ogni generazione può trovarsi qualcuno che ha il coraggio di opporsi alla propaganda e dire che ciò che ci unisce è più grande e più importante di ciò che ci divide. Prendete un libro. Non ci riuscirete, non potete davvero prendere un libro: nessun abbraccio umano è tanto grande. Però potete provarci. Potete provarci sussurrando a voi stessi che è una cosa che vale la pena di fare, che è qualcosa che fa bene. Potete, anzi dovete provare a prendere un libro. Perché in fondo, tentandoci, potreste ritrovarvi in mano il mondo.
Di Geraldine Brooks Da “La Repubblica Inserto Donne”- 25 ottobre 2008
(Scrittrice e giornalista australiana. Premio Pulitzer nel 2006.
Ha di recente pubblicato “I custodi del libro” (Neri Pozza)
Poesia vita
giovedì 12 marzo 2009
La cavallina razzista
Qualche tempo fa avevo una cavallina maremmana, un paio di anni di età, che secondo me era razzista. Se vedeva un cavallo di razza maremmana stava lì bella tranquilla, se vedeva un cavallo di altra razza cominciava a scalpitare e a scalciare, diventava cattiva. In particolare non sopportava i cavalli di razza inglese. Col tempo riuscimmo però, senza minacce o altro, a farle capire che gli altri cavalli erano tutti uguali, ci sono quelli buoni e quelli non buoni dovunque. Mio padre comprò un cavallo spagnolo con il quale alla fine la cavallina si accoppiò.
Vorrei sapere se ai nostri ragazzi, a tutti i nostri ragazzi, qualcuno ha mai parlato, piano piano e giorno per giorno, del problema razziale e soprattutto del fatto che gli esseri umani, anche gli altri, sono tutti uguali, sono buoni, cattivi e così così. Io credo che a molti ragazzi questo fatto elementare non sia mai stato detto, né dalla scuola né dalle famiglie. Certo, se questo fosse avvenuto, i giornalisti, i politici e la Lega avrebbero meno lavoro. Però si vivrebbe meglio. Se si possono addestrare i cavalli, si potranno educare anche le persone.
Ermanno Detti - Dalla rubrica ‘Mercurio’ della rivista mensile ‘Articolo 33’ di Edizioni Conoscenza
mercoledì 11 marzo 2009
La torta della felicità
Ora vi insegno la ricetta
per una torta davvero perfetta.
Prima cosa mescolate
un bel chilo di risate,
un bicchiere di canzoni
e una tazza di emozioni,
tre cucchiai di carezze
e una punta di tenerezze.
Quando tutto è amalgamato,
con dolcezza va scaldato,
spolverato di risate
e gustato con chi amate
Corinne Albaut
martedì 10 marzo 2009
EVA
Sono stufa
di vedere Eva
che morde la mela
sotto lo sguardo del serpente.
Eva che quadro
dopo quadro
viene ricacciata
dal paradiso.
Vorrei vederla
seduta sul ramo
più alto del melo
con le gambe
penzoloni.
Vorrei vederla
sorridere
mentre prepara
una torta di mele
o ancora mentre
cantando pianta
i semi
Barbara Pumhösel (Da Prugni- Cosmo Iannone Editore)
lunedì 2 marzo 2009
Lo straniero
“A chi vuoi più bene, uomo misterioso: a tuo padre, alla madre, alla sorella o al fratello?”
“Non ho padre, né madre, né sorella, né fratello”.
“Ai tuoi amici?”
“Voi usate una parola di cui fino ad oggi mi è rimasto ignoto il senso”.
“Alla patria?”
“Non so sotto quale latitudine si trovi”.
“Alla bellezza?”
“Mi piacerebbe amarla, dea immortale”.
“All’oro?”
“Lo odio quanto voi odiate Dio”.
“Ma allora cosa ti piace, straniero stranissimo?”
“Mi piacciono le nuvole, le nuvole che passano, laggiù, laggiù, le nuvole meravigliose”.
Charles Baudelaire
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