Copertina

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Uno sguardo insolito, realistico e poetico sulla scuola. Punti di vista, ricordi, interventi, di personaggi della cultura, dello spettacolo, della politica raccolti da una giornalista e scrittrice. Da Dacia Maraini a Roberto Vecchioni, da Paolo Crepet a Chiara Gamberale, da Margherita Hack a Cristina Comencini, da Domenico Starnone a Marco Lodoli: tutti svelano i loro sogni e, talvolta, i loro veleni.

sabato 21 marzo 2009

Prendete un libro


Prendete un libro. Fatto? No, non l’avete preso. Non l’avete preso tutto: un libro è qualcosa che vi sfugge e vi supera di continuo, tanto è esteso nello spazio e nel tempo.
Nello spazio perché i libri attraversano il mondo più velocemente di noi e dei nostri pensieri. Nel tempo perché la giostra degli anni ha per loro una antica e ben nota clemenza. E’ il caso dell’Haggadah di Sarajevo, un piccolo ma importantissimo volume della tradizione ebraica che narra l’esodo dall’Egitto e che nasconde nelle pieghe della sua rilegatura seicento anni di storia.
Nasce in Spagna nel XIV secolo, ed è il frutto incandescente di una ribellione al dettato biblico che impone agli ebrei di non raffigurare la divinità attraverso le immagini.
Nel caso dell’Haggadah le immagini servono a facilitare l’uso conviviale e familiare, il passaggio tra le generazioni. E a salvare il libro stesso, affidandogli un carico di sconvolgente bellezza in grado di commuovere i peggiori inquisitori.
Che differenza c’è tra le persone di carne e quelle persone di carta che sono i libri? Prendete l’Haggadah: è un libro vivo e pulsante, un superstite delle peggiori tragedie. Fu salvato dall’odio nazista nel 1941 e poi, mezzo secolo dopo, dalle bombe dei serbi su Sarajevo. In quella città martoriata, gli angeli custodi del libro sono due bibliotecari musulmani, e questo la dice lunga sul valore interculturale e invincibilmente umano di tutti i libri, di tutti i colori e lingue del mondo.
I libri sono posti dove le persone si incontrano e si confrontano, luoghi immateriali fatti di parole e scie di parole che attraversano il pianeta senza fermarsi.
In ogni generazione può trovarsi qualcuno che ha il coraggio di opporsi alla propaganda e dire che ciò che ci unisce è più grande e più importante di ciò che ci divide. Prendete un libro. Non ci riuscirete, non potete davvero prendere un libro: nessun abbraccio umano è tanto grande. Però potete provarci. Potete provarci sussurrando a voi stessi che è una cosa che vale la pena di fare, che è qualcosa che fa bene. Potete, anzi dovete provare a prendere un libro. Perché in fondo, tentandoci, potreste ritrovarvi in mano il mondo.
Di Geraldine Brooks Da “La Repubblica Inserto Donne”- 25 ottobre 2008
(Scrittrice e giornalista australiana. Premio Pulitzer nel 2006.
Ha di recente pubblicato “I custodi del libro” (Neri Pozza)

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